INTERVISTA AI SINDROME DEL DOLORE ! ! !

I Sindrome del Dolore hanno da poco pubblicato "Sogni e Fotografie", un nuovo brano che ha tutta l'aria di essere una super - hit punk rock che darà alla band di Benevento sempre più visibilità e soddisfazioni. A distanza di qualche anno ho incontrato di nuovo questi ragazzi per parlare di musica, quella dei Sindrome e quella delle band che amano, e questo è il resoconto di quanto ci siamo detti. Mettete giù un giusto sottofondo musicale, sedetevi comodi e gustate questa chiacchierata con una delle rock band indipendenti italiane del momento.
Che ruolo ha la musica nella vostra vita?
Jim Wilde: Un ruolo fondamentale. Del resto c'è quando sto bene e c'è quando sto di merda. Non si può dire lo stesso di molte persone.
Siete dei grandi ascoltatori di musica. Cosa state ascoltando in questo periodo?
Jim Wilde: Metal, classici e novità, nuovo punk italiano e certe cose che ho colpevolmente snobbato in passato e che sto recuperando. Non faccio nomi perché ascolto veramente un casino di roba.
Gi Emme: Sto ascoltando l'ultimo disco di Stromae, che è uscito ieri, quasi dieci anni dopo il penultimo. Stromae ha una grandissima capacità di mettere insieme testi anche tristissimi con musiche certamente orecchiabili. È l'essenza della musica pop che si potrebbe definire di "qualità", che si differenzia da quella che canti per esasperazione mentre fai la spesa. Perché vedi la ricerca che c'è dietro.
Quanto la musica secondo voi può davvero cambiare il mondo?
Jim Wilde: Bella domanda. Secondo me la musica non è mai completamente inutile, per quanto potrebbe permettersi il lusso di esserlo, agendo in contesti emozionali in cui concetti come "utile" o "inutile" lasciano il tempo che trovano. Però credo che se è vero che "a canzoni non si fan rivoluzioni" comunque è innegabile che abbia un ruolo centrale nella costruzione dell'identità di ciascuno di noi.
Gi Emme: Non lo so, musicisti come John Lennon probabilmente ci hanno creduto davvero. Non so se lui ci sia riuscito, soprattutto se vediamo quello che sta succedendo oggi. Però bisogna dire che riusciva a fare delle grandi canzoni anche lanciando messaggi semplici come "Give peace a chance" e non è facile.
Tra le cose che avete scritto ce ne sono di molto belle, ed alcune hanno avuto anche un certo riscontro. Avete mai avuto la sensazione di aver composto un brano "immortale"?
Jim Wilde: Lo spero tutte le volte. Qualche volta ne ho anche la sensazione.
Parlateci di "Sogni e Fotografie".
Jim Wilde: Ascoltatela. Una roba del genere in Italia in questo momento manca. Non dico che non ci siano cose belle, attenzione, ma "Sogni e Fotografie" la potevamo fare solo noi. E' un pezzo "vissuto".
Gi Emme: Uno dei motivi per cui sono contento di questo brano è che in pochi minuti riesce a comunicare tanto, al di là del gusto personale di ognuno. Negli ultimi anni siamo andati sempre di più verso questa dimensione concentrata, diretta, in cui ogni parte del pezzo deve comunicare qualcosa, senza troppi motivi o orpelli gratuiti. Ed è uno stile compositivo che mi piace molto, che stiamo provando ad adattare a più generi musicali.
Quali musicisti fareste resuscitare per un featuring con i fiocchi?
Jim Wilde: Quelli morti giovani, che spesso erano anche i migliori. Però anche Lemmy, Lou, Bowie e Eddie Van Halen. Il featuring magari potremmo farlo con Ian Curtis o....Sid Vicious!
Che consiglio dareste ad una band che si sta formando ora?
Jim Wilde: Prima di tutto non mi permetterei mai di dire quelle cazzate retoriche alla rocker senile tipo "lasciate perdere" o "trovatevi un lavoro". Di solito chi risponde così lo fa perché sa di essere lui un miracolato e ha paura che esca qualcun altro nel gigantesco panorama del rock italiano. Direi godetevela, pochi scazzi in sala prove e tanta arte libera. Gli scazzi in sala prove non servono a nulla. Noi non litighiamo mai. E non proviamo nemmeno.
Gi Emme: Non perdete tempo con aspetti secondari o inutili, concentratevi su cosa volete dire, cosa volete suonare e come volete farlo. Andate dritti al punto, c'è già tantissima musica là fuori. Noi facciamo musica perché sentiamo l'urgenza di farla. Non è tutta questione di marche di amplificatori!
I vicini reclamano mai perché ascoltate o suonate musica ad alto volume?
Jim Wilde: Qui devo aprire una parentesi divertente. A Grosseto io e la mia ragazza ascoltiamo davvero di tutto a volumi incredibili, dal black metal al punk italiano con testi nichilisti e antisociali. E nessuno, dico nessuno ci ha mai fatto storie. Una notte però, in piena Estate, sono tornato a casa, ho acceso la tv e una vicina mi ha urlato di piantarla con questo casino. Giuro. Ed avevo appena acceso. Era uno di quegli orari in cui fanno solo Marzullo e "Cose mai viste", ma più probabilmente avevo acceso la tv solo per poi mettere una pennetta usb e guardare un film. Va beh ma ci stiamo dilungando.
Quanto una giusta canzone (di altri) ha il potere di deprimervi o esaltarvi? E ci fate qualche esempio?
Jim Wilde: "Friday i'm in love" (The Cure) mi tira sempre su, ed anche "Love Gun" dei Kiss o "Running Free" degli Iron. O qualsiasi cosa dei Motorhead e dei Crue. Certe perle del cantautorato italiano possono avere l'effetto opposto ma restano bellissime. Penso a "Casa Bianca" o "Canzone" di Don Backy, le meravigliose poesie di Claudio Lolli, certe canzoni sul tempo che passa di Guccini.
La canzone con il testo più bello che conoscete?
Jim Wilde: Qualcosa di italiano. Appena mi viene in mente ti dico. Ma di sicuro qualcosa di italiano.
La canzone senza testo più bella che conoscete?
Jim Wilde: Il Canone di Pachelbel. Non te l'aspettavi eh?
Salutate e ringraziate chi volete!
Jim Wilde: Grazie a te, a chi ci supporta e a quei fottuti haters là fuori che rosicheranno a leggere questa intervista. Un abbraccio grande!
Gi Emme: Grazie a voi per questa intervista!
